I presepi a Vercelli nel ricordo di un giornalista dell’Ottocento

Nel periodo natalizio del 1884 un giornalista scriveva alcuni articoli sui presepi, iniziando da quelli della sua infanzia, che risaliva a una cinquantina d’anni prima. A metà Ottocento infatti era  sua abitudine visitare con la famiglia l’unico presepio che all’epoca esisteva a Vercelli all’interno di una chiesa. Infatti era nella Chiesa di Billiemme che i frati minori osservanti, secondo la plurisecolare tradizione francescana, preparavano il presepio, allestendolo nella cappella di Santa Ugolina.Chiesa di Billiemme Allora si poteva accedere a questa cappella dall’ ingresso principale che si apriva sulla strada, ma oggi non più utilizzabile, e da un altro ingresso all’ interno della chiesa, vicino all’altare di San Francesco posto sul lato sinistro di chi entra. Le statuine, che agli occhi incantati dei bambini sembravano così grandi da apparire più alte di loro, avevano i capelli di stoppa e in alcuni casi portavano un cestino di vimini, ricoperto da un panno bianco  per proteggere le prelibatezze da donare a Gesù Bambino.Cappella di Santa Ugolina

Dopo qualche anno si aggiungeva in città un altro presepio, visitabile in una sala del nuovo “Istituto dei poveri Artigianelli”, fondato nel 1854 da don Paolo Gualino, uno dei Padri Oblati di San Carlo ai quali era affidata all’epoca l’Abbazia di Sant’Andrea. Il sacerdote infatti aveva deciso di accogliere  i ragazzini vagabondi in quelle case di proprietà dell’Abbazia che si trovavano tra  il  fianco destro della Chiesa di Sant’Andrea e  la Chiesa parrocchiale di San Luca, da tempo sconsacrata, ed erano quindi tutte situate nell’area dell’attuale piazza Guala Bicchieri. Don Gualino, dopo aver fatto  riparare le case dal momento che erano ormai in rovina, provvedeva a  tutte le necessità  di coloro che ospitava, impiantando anche dei laboratori con una tipografia perchè imparassero un mestiere utile per il futuro. Nella sua opera a vantaggio degli artigianelli, come erano chiamati quindi i ragazzi,  non poteva contare su molti aiuti e doveva ricorrere spesso al patrimonio che gli proveniva dalla sua ricca famiglia di orefici, da tempo attivi con una bottega in via Rialto. Però  non era un abile amministratore e quindi esauriva ben presto  le risorse disponibili, per cui era costretto a  porre fine alla sua iniziativa, dopo aver tentato di salvarla mettendo in vendita, ma con scarsi ricavi, i beni dei quali disponeva.

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Tra questi era compreso il presepio, che veniva acquistato dal prof. Gioacchino Deagostini, preside del Liceo classico e proprietario del periodico “Il Vessillo della libertà”. Il nostro giornalista non escludeva che quel presepio fosse poi ritornato agli artigianelli nella “Casa di S. Giuseppe”, dove il loro Istituto continuava idealmente a vivere riorganizzato dopo varie vicende nel “Ritiro dei fanciulli abbandonati sotto il patrocinio di S. Giuseppe”.

 

Questo collegio dal 1866 aveva la sua sede definitiva in un  edificio costruito nella piazza del Duomo, di fronte al Seminario, su un progetto grandioso di Giuseppe Locarni realizzato solo in parte, poichè le offerte raccolte erano risultate inadeguate. Quando nel 1906 si concludeva la storia degli artigianelli, il fabbricato passava di proprietà ai Fratelli

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delle Scuole Cristiane, che vi aprivano l’Istituto di San Giuseppe, pur continuando ad insegnare nelle loro Scuole, avviate nel 1841 nella casa  all’angolo di piazza D’Angennes con via Monte di Pietà.

 

Tra l’altro proprio nell’ampio edificio, di quelle che per molto tempo erano definite abitualmente come “Scuole Cristiane”, veniva allestito per diversi decenni un presepio di grandi dimensioni.

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Il presepio era ricco di numersi elementi ed era perciò destinato a rimanere vivo nella memoria dei bambini e degli adulti, che lo visitavano e rimanevano colpiti dal suo allestimento particolare.

 

A metà Ottocento non esistevano solo i presepi visitabili a Billiemme e presso gli Artigianelli  ma anche i cosiddetti “presepi di casa”. Infatti in molte  famiglie  erano i figli più grandi che volevano preparare un presepio secondo i propri gusti, a differenza  dei più piccoli che preferivano ammirare i due già allestiti, anche se in definitiva erano sempre pronti a dare il loro aiuto. I ragazzi già al momento di comprare le statuine potevano scegliere tra quelle di legno o quelle di gesso e poi decidere anche i personaggi da inserire nel presepio, tra i quali non potevano però mancare Gelindo e la figlia Aurelia. Altri ragazzi invece, come faceva il giornalista, utilizzavano  le figure stampate su fogli di carta, con le quali realizzavano tutti gli elementi. Per acquistare solo pochi di questi fogli, diversi tra loro ma sempre a colori vivaci, si recavano in gruppo nel negozio del signor Cornale, che era il rivenditore prediletto per la pazienza con la quale sopportava tutti i loro ripensamenti. A casa poi si mettevano subito al lavoro e ritagliavano le figure con precisione, le incollavano sul cartoncino e, per sorreggerle, le fissavano con le puntine su assicelle, regalate dal falegname di casa. A quel punto dovevano procurarsi il muschio, che andavano a cercare dietro al Duomo o nell’Isola, in quanto serviva loro per formare il prato nel quale sistemare le figure preparate. Così  su un tavolo disponevano case e castelli, personaggi e animali che erano più grandi e perciò sproporzionati rispetto agli edifici, ma li orientavano comunque tutti verso sinistra, dove collocavano la capanna con Gesù Bambino. Nel prato inserivano anche  le montagne ricoperte di neve, formate da pezzi di legna scelti in cantina tra quelli con le gobbe più grosse, sulle quali spargevano farina o gesso raschiato. Facevano scendere l’acqua per alimentare una fontana da un  seccchiello posto su un armadio e nel cielo di carta azzurra mettevano le stelle dorate, il sole insieme alla luna, la cometa e la scritta  “Gloria in excelsis Deo”. Tutto era pronto perché i genitori e i parenti potessero visitare  il presepio, portando in dono quelle monete che bambini e ragazzi chiedevano con insistenza con il pretesto di essere risarciti per le grosse spese fatte.

Il nostro giornalista in seguito lasciava i ricordi d’infanzia per fare il punto della situazione sui presepi visitabili a Vercelli  nel 1884, anno nel quale scriveva i suoi articoli. Infatti a Billiemme il presepio veniva riallestito  per la prima volta dopo il lungo periodo di difficoltà, dovute alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, ma non era più quello antico, perchè era andato distrutto nelle vicende travagliate della chiesa. Perciò per Natale l’ amministrazione di laici, attiva da qualche mese, era riuscita a  procurarne un altro di valore artistico, che aveva le statue di terracotta.

 Inoltre nel corso del tempo il presepio degli Artigianelli aveva cambiato sede, come si è detto in precedenza, e si erano aggiunti  quelli dell’ Asilo Filippi,ancora esistente oggi, dell’ Asilo a S. Cristoforo, poi inglobato nel Palazzo della Prefettura, e dell’ Asilo Nuovo, dedicato in seguito a Tommaso Mora e attualmente sede delle Scuole Medie Ferrari. Dei tre presepi, il secondo aveva l’aspetto di un teatrino, ma l’ultimo era piuttosto insolito e meritava maggiore attenzione. Infatti sembrava avvolto dalle nuvole, dalle quali spuntavano le teste di una miriade di angeli paffuti, e aveva ai lati delle palme con il gambo di bambù che, con un tocco di attualità,  facevano concorrenza a quelle del manifesto dell’Aida, rappresentata poco prima al Teatro Civico. Infine esisteva anche il presepio che le Suore di Santa Giovanna Antida preparavano nel loro Monastero di Santa Margherita, ma all’interno del  Collegio femminile dove non potevano entrare gli estranei, compreso quindi il giornalista che invece avrebbe fatto di tutto pur di vederlo e descriverlo.

IMGP7106 prespaoloVenendo  ai giorni nostri, molti presepi di asili, di scuole elementari e di alcune istituzioni di Vercelli sono esposti nella Chiesa di San Paolo. Tutti questi presepi insieme a quelli di altre categorie, costituite da privati, da Chiese e Istituti cittadini, da Chiese della Provincia, partecipano all’ormai consueto Concorso “Il presepe nel mondo”, che premierà i  vincitori domenica 29 gennaio.