Ercolano : la città scomparsa

L’antica città, scomparsa nel 79 d. C a causa dell’eruzione del Vesuvio, sorgeva su un promontorio di tufo vulcanico alto 20 metri s.l.m.  delimitato ai lati da due corsi d’acqua; per questa particolare posizione geografica, per l’ottima esposizione ai venti da sud – ovest, per la vicinanza al mare era considerata un luogo salubre adatto al riposo e ricercato dalle famiglie patrizie romane che vi costruirono, in prossimità del mare dimore residenziali ricche di decorazioni pittoriche, pavimenti musivi o in marmo come la lussuosa Casa dei Cervi, la Casa del Rilievo di Telefo o la Villa dei Papiri.

L’impianto urbano era formato dall’incrocio di decumani e cardi quest’ultimi degradando verso il mare si casa-del-rilievo600.jpgriducevano in ampiezza creando aree di maggior tranquillità. Una cittadina a misura d’uomo che al momento dell’eruzione doveva contare circa 4000 – 4500 abitanti, senz’altro meno convulsa e caotica di Pompei. Il forum, i templi, le attività commerciali erano relegate verso il monte e le botteghe non dovevano essere  il cuore pulsante della vita cittadina, ma servizi per i proprietari delle ville e del loro seguito che venivano qui a riposare. Famiglie che con le loro ricchezze finanziarono importanti opere pubbliche come il senatore M. Nonius Balbus che sovvenziona la costruzione della Basilica, delle mura e forse delle Terme suburbane o il patrizio L. Annius Mammianus che si preoccupa della realizzazione del Teatro. Famiglie con interessi agrari come Ulpia Marciana Plotina zia dell’imperatore Traiano e forse anche il noto agronomo Varrone, l’autore del “De re rustica” aveva un fondo nella zona di Ercolano, poiché i terreni erano molto fertili e producevano il famoso ” vino vesuvino”, ma il prodotto tipico erano i fichi soprattutto quelli dalla buccia chiara che prendevano il nome dalla città.

La presenza di fornici (magazzini portuali) fanno pensare all’esistenza di traffici con il vicino ed allora importante porto di Pozzuoli (Puteoli), il ritrovamento di una barca, di ami, di una coffa e di altre attrezzature per la pesca suggeriscono una attività di piccola pesca. Agricoltura, pesca attività portuali segni di una economia non completamente dipendente dalle famiglie patrizie romane che vi venivano a scorrere periodi di relax e che certamente erano interessate al bene della città.

Se mitologicamente si attribuisce ad Ercole la sua fondazione, come sostiene Dionigi di Alicarnasso, dagli scavi archeologici, invece il ritrovamento di varie iscrizioni nella lingua degli Osci attestano che le origini di casa-a-graticcio600.jpgErcolano sono legate a questo popolo. Conquistata dai Sanniti rientra nell’orbita della “confederazione nucerina”, ribellatasi ai romani durate la “guerra sociale” nel 89 a.C. viene riconquistata da Roma senza perdere lo status di municipio, inizia così il suo periodo d’oro con la costruzione o ristrutturazione di edifici pubblici e dimore private, ma anche case plurifamiliari  in particolare le case “a graticcio” costruite con la tecnica del “opus craticium” cioè un telaio in legno a riquadri riempito da pietrame legato con calce e fango. Tecnica che a Pompei non viene mai usata per i muri portanti, mentre viene utilizzata in più casi ad Ercolano più aperta alle innovazioni provenienti da Napoli (Neapolis).

Eruzione del 79 d. C.

Questa era la città che all’una di notte del 25 agosto del 79 d. C. , secondo la ricostruzione basata sulle due lettere che Plinio il Giovane ha scritto a Tacito, data oggi contestata per i ritrovamenti paleobotanici che farebbero slittare di tre mesi l’evento, fu completamente seppellita dai flussi piroclastici e la vita distrutta dai surges. Ercolano, a differenza di Pompei, è stata marginalmente interessata dalla caduta di ceneri e pomici durante la prima fase dell’eruzione pliniana permettendo la conservazione dei piani superiori che non sono crollati sotto il peso delle ceneri e pomici come a Pompei dove i secondi piani sono una rarità. Ercolano, che dista 7 km dal Vesuvio, è stata colpita durante la seconda fase dell’eruzione con la fuoriuscita di surges e flussi piroclastici i primi hanno carbonizzato quanto di organico incrociavano lungo il loro cammino i secondi hanno ricoperto in modo compatto quanto incontravano sul loro percorso. Questo tipo di seppellimento ha permesso la conservazione di stoffe, arredi, vegetali, ma soprattutto legni come le cas-tramezzo600.jpgintelaiature delle case a graticcio o come nella Casa del Tramezzo di Legno la separazione in legno tra l’atrio ed il tablino o il letto e il tavolino nella Casa del Mobilio Carbonizzato ed in diverse abitazioni si osservano ancora le tracce delle travi e degli infissi e poi la barca ritrovata nel 1982 sulla antica spiaggia.

La maggior parte degli abitanti di Ercolano durante la prima fase dell’eruzione deve aver lasciato la città dirigendosi via terra verso Napoli o è fuggita via mare chi è restato in città o si è rifugiato nei fornici in attesa di imbarcarsi con l’arrivo del primo surge ha trovato la morte non per asfissia come a Pompei, ma chi era all’aperto per l’esposizione all’intenso calore sviluppato dal surge, chi si trovava al riparo, come nei Fornici (circa 300 persone), è morto per shock  da ustione. Così per secoli si perdono le tracce di Ercolano che resta sepolta sotto circa 20 metri di materiale vulcanico.

 

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