La penna del gallo d’oro

C’era una volta un re che viveva in un castello. Aveva moglie e due figli gemelli: uno si chiamava Marco e l’altro Vanni.

Siccome erano uguali come due gocce d’acqua, il re non sapeva chi dei due avrebbe potuto essere il suo erede al trono. Decise così di metterli alla prova.

Un mattino li fece chiamare e disse loro: “Figli miei, voglio vedere chi di voi meriterà la mia fiducia. Dovrete intraprendere un lungo viaggio ed arrivare dove ci sono due strade, lì vi separerete: uno prenderà la destra e l’altro la sinistra, finchè arriverete al castello della Fata Turchina. A lei chiederete la penna del gallo d’oro. Chi dei due riuscirà a portarmela un giorno sarà re come me!”. I figli partirono e dopo giorni e giorni di cammino arrivarono dove c’erano le due strade: una era larga e l’altra era stretta. Marco, che era pieno di malizia, disse subito: “La strada larga la voglio fare io!”; Vanni rispose: “Quella stretta per me va bene!”. Man mano che Marco proseguiva vedeva la sua strada farsi sempre più stretta, finchè finì in mezzo a dei rovi ed allora rassegnato decise di tornare indietro. La strada di Vanni, invece, si faceva sempre più larga, finchè arrivò dove c’era il castello tutto d’oro. Suonò il campanello ed apparve la Fata Turchina che gli domandò: “Cosa vuoi da me, bambino?”. E Vanni rispose: “Mi manda mio padre che è re e vuole che lei mi dia la penna d’oro del gallo!”. La fata disse: “Te la darò se tu in cambio lavorerai per me!”. Vanni rispose: “Farò qualunque lavoro pur di rendere felice mio padre!”. Allora la fata continuò: “Lo vedi quel pozzo? Dovrai tirare su cento secchi d’acqua!”. Così Vanni si mise subito a lavorare. Uno, due, tre, finchè a sera, stanco ma felice, riuscì ad arrivare a cento secchi. La fata allora gli disse: “Oltre che buono sei anche volenteroso, per questo ti darò la penna d’oro, perché te la sei meritata!”. Vanni ringraziò la fata e partì. Arrivò dove finivano le due strade. Stanco cercò un albero per letto e si addormentò. Il fratello lo vide, capì che aveva la penna d’oro, gli diede un colpo in testa, gliela rubò e lo trascinò in una caverna che aveva scoperto e con dei sassi chiuse l’apertura.

Marco tornò a casa e disse a suo padre che non aveva visto Vanni e gli consegnò la penna d’oro rubata e ne prese tutti i meriti.

Vanni si svegliò dentro la caverna. Aveva un bernoccholo in testa e pensò che era opera di suo fratello, ma lui era molto ingegnoso: vide che la caverna era molto lunga, si inoltrò e più avanti vide un laghetto con un rivolo d’acqua che scendeva dalla riva e sopra c’era un grosso buco. Si dissetò e guardò bene nel laghetto e vide che c’erano dei pesci. Toccò in tasca e trovò una pietra focaia per fare fuoco e un coltello. Con delle radici secche fece un fuoco e mangiò. Poi cercò una radice più robusta e fece un fischietto poi si mise a zufolare. Il suono usciva sopra la caverna e con l’eco della montagna rimbombava molto lontano. Il re sentì il suono e decise di andare a vedere. Arrivò vicino alla caverna, fece tirare via i massi e chiamò: “Chi c’è?”. Vanni lo sentì e rispose: “Sono io, babbo!”. Si ritrovarono, si abbracciarono e Vanni gli raccontò tutto. Il re capì che Marco era stato bugiardo. Andarono a casa e lo castigarono. Poi suo padre il re gli disse: “Vanni, tu sarai il mio erede al trono perché sei il più bravo e il più intelligente!”, e lo volle premiare.

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