Ex libris…. ovvero “dai libri di….”

Ex libris non è un antifurto, è il biglietto da visita che permette di riconosce il proprietario del libro e di conseguenza di risalire, anche a posteriori, alle sue passioni letterarie, riconoscere la sua preparazione culturale e ricostruire la sua biblioteca. E’ un vezzo, un di più, destinato ad impreziosire i libri e molti personaggi sono stati titolari di un “marque de possesion”  come dicono i francesi.

Nel ex libris di Enzo Ferrari non poteva mancare un cavallino rampante e sotto il profilo del costruttore di Maranello e la scritta ex libris Enzo Ferrari con quella F maiuscola caratteristica per la lunga tacca superiore che ricopre tutta la parola Ferrari.

Originale quello del VII presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini che sottolinea aspetti della sua vita. In un rettangolo è disegnata una pipa da cui fuoriesce del fumo a forma di testa umana e sotto un libro aperto con la scritta su una pagina “ricordi del 1945” e inferiormente la dicitura Sandro Pertini.

Solitamente si tratta di una piccola etichetta rettangolare ornata da figure, oggetti, simboli, allegorie, a volte integrate da un motto, che possono in vario modo riferirsi al proprietario del libro illustrandone letteralmente il nome oppure alludere alla sua professione o esprimere i suoi valori, le sue idee. Viene applicata sulle prime pagine del libro, generalmente nella parte interna della prima pagina di copertina.

Gli ex libris risalgono al XV secolo con l’invenzione della stampa e sono stati realizzati con diverse tecniche la calcografia, la xilografia,l’acquaforte più recentemente la litografia, la linoleografia e oggi  il computer. L’etichetta può essere di natura cartacea, ma anche fatta con materiali più pregiati come il cuoio e la pergamena o un timbro in questo caso a inchiostro, a lacca.

Artigiani, ma anche grandi artisti come Dürer, Cranach, Klee, Klimt, Matisse, Giacometti, Boccioni, Picasso  si sono cimentati nella realizzazione grafica di queste piccole icone. Pittori, scultori che hanno percorso la storia dell’arte dal XV al XX secolo e che ci stanno ad indicare come anche questa piccola etichetta ha seguito un’evoluzione artistica. Dallo stemma araldico che solitamente caratterizzava gli ex libris delle famiglie nobili del 1500 ad una decorazione ricca in epoca barocca e più essenziale nel 1700, mentre il neoclassicismo aveva portato ad inserire il nome del proprietario in monumenti del mondo classico. Nell’ottocento anche la borghesia si appropria degli ex libris  e non avendo titoli nobiliari da esibire ricorre spesso ai paesaggi e l’Art nouveau influenza questo piccolo cartellino con i suoi motivi floreali.

Tra gli ex libris incisi da Dürer troviamo il primo che riporta la data: 1516, ma non è il più vecchio perché il più antico è quello appartenuto ad Hans Jgler, cappellano della famiglia bavarese Von Shoenstett. Siamo intorno al 1480 e si tratta di un ex libris parlante perché sotto un ramoscello è raffigurato un porcospino, Igel in tedesco, giocando così con il nome del proprietario Jgler scritto in caratteri gotici inserito in un cartiglio.

Gli antenati degli ex libris sono placchette di ceramica, tavolette in argilla che riportano la dichiarazione di proprietà e la più antica in assoluto, siamo nel secondo secolo A.C., è la placchetta in ceramica smaltata applicata ad una scatola contenente rotoli di papiro e sulla parte superiore si legge la sigla del possessore il faraone Amenofi III ed è conservata al British Museum.

E’ naturale che gli ex libris, seppure espressione di un’arte minore, però raffinata ed affascinante, siano diventati, già nell’ottocento, oggetti da collezionismo e tutt’oggi suscitano molto interesse al punto da essere protagonisti di mostre, convegni e libri.