La Reggia di Caserta e il suo parco
“ Ho visitato Hackert nella comodissima abitazione che gli è stata apprestata nella vecchia reggia. Quella nuova è in realtà un palazzo enorme, somigliante all’Escurial, costruito a pianta quadrata e con numerosi cortili; degno invero d’ un re. La posizione è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo, ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline; un acquedotto v’induce un intero fiume, che abbevera il palazzo e le sue adiacenze, e questa massa acquea si può trasformare, riversandola su rocce artificiali, in una meravigliosa cascata. I giardini sono belli e armonizzano assai con questa contrada che è un solo giardino.” Così Goethe descrive nel suo “Viaggio in Italia” la reggia di Caserta che ha visitato nel marzo del 1787.
La visita di Goethe risale a pochi decenni dopo che Carlo di Borbone, re di Napoli e della Sicilia, nel giorno del suo genetliaco, il 20 gennaio del 1752, in mezzo a quattro file di soldati che segnavano il perimetro della nuova reggia, poneva la prima pietra dell’edificio e la suo fianco c’era l’architetto Luigi Vanvitelli a cui il re aveva affidato il progetto. L’intenzione del sovrano era di creare una nuova capitale, in un luogo più sicuro di Napoli, lontano quindi dal mare e dagli attacchi che da esso potevano venire e nel contempo una reggia che sottolineasse l’importanza europea del suo regno su modello, naturalmente, della reggia di Versailles.
In realtà di tutto il progetto, che possiamo ammirare in tavole incise su rame e in una serie di disegni acquerellati, fu realizzato il palazzo reale ed anch’esso in modo incompleto. La causa determinante fu senz’altro la partenza per la Spagna di Carlo di Borbone dove venne incoronato re nel 1759 come Carlo III veniva così a mancare la spinta propulsiva, l’anima del progetto e lo stesso Vanvitelli lo aveva più volte sottolineato. I lavori si possono considerare conclusi circa cent’anni dopo la posa della prima pietra nel 1847 e furono portati a termine da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, dopo la morte di quest’ultimo avvenuta nel 1773.
Indubbiamente anche se mancano alle facciate le torri previste dal Vanvitelli la parte realizzata ha un respiro grandioso e degna della sua funzione regale. Colpisce la simmetria armonica di questa mole a pianta rettangolare con l’area interna divisa in quattro cortili da due corpi di fabbrica che si intersecano ad angolo retto ed il visitatore non si sente sovrastato dall’imponente struttura, ma anzi è perfettamente integrato in essa grazie agli accorgimenti e alle soluzioni acutamente razionali che il Vanvitelli adotta, come gli angoli smussati con un taglio a 45 gradi dei quattro grandi cortili. Alla semplicità ed austerità delle facciate si contrappone la complessità scenografica e prospettica dell’interno creando un’illusione di spazi pluridirezionali. Il vestibolo d’ingresso è collegato al portale posteriore che dà nel parco da una lunga galleria a due vani, interrotta da un atrio centrale che si apre improvvisamente quasi a sorpresa perché non annunciato da alcuna discontinuità nella inquadratura prospettica. Dall’atrio centrale si accede ai cortili e si diparte lo scalone monumentale che porta alla cappella palatina e agli appartamenti reali : le anticamere, l’appartamento nuovo o dell’ottocento, l’appartamento murattiano, l’appartamento vecchio o del settecento.
Il naturale completamento della reggia è il suo parco la cui parte iniziale è costituita da ampie praterie con quinte arboree a cui segue un viale lungo circa 3 Km che sale dolcemente verso la collina che fa da sfondo al parco e coincide con la scenografica via d’acqua dove si susseguono le sei fontane riccamente decorate da statue, cascate, vasche, il tutto si chiude con la fontana di Diana e Atteone ai piedi della collina da cui scaturisce la grande cascata, una cascata artificiale che alimenta questo gioco d’acqua. Vanvitelli per rendere fattibile questa via d’acqua fece costruire l’acquedotto Carolino una ciclopica costruzione che ricorda gli acquedotti romani.
Oggi la presenza della ferrovia rende difficile individuare nella sua interezza il lungo asse prospettico ideato da Vanvitelli che partendo dal viale alberato proveniente da Napoli proseguiva lungo la galleria del palazzo, il viale del parco e raggiungeva la grande cascata, con l’intenzione di mantenere un legame tra la vecchia e la nuova capitale del regno. Questo non toglie nulla alla grandiosità senza pari della reggia che è una delle più belle del mondo e giustamente è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, ed è senza dubbio il capolavoro di Vanvitelli dove l’artista esprime tutta la sua forte personalità di architetto di transizione dal barocco al neoclassicismo.