Correva l’anno 1911… “6 gennaio: la festa degli spazzacamini”
Il 6 gennaio, secondo una credenza tradizionale, la Befana scende di notte attraverso le cappe dei camini per portare i suoi doni nelle case e rendere così felici i più piccoli. A fine Ottocento a Vercelli era stato scelto proprio quel giorno per dare vita a una festa destinata agli spazzacamini, tra i quali numerosi erano i bambini. Originari per lo più della valle Cannobina, ogni anno essi lasciavano le loro case in autunno per trasferirsi nei paesi e nelle città, dove il mestiere che esercitavano era molto richiesto e dove rimanevano fino alla primavera. I bambini, che potevano anche avere solo sei o sette anni, appartenevano a famiglie così povere da essere costretti, nonostante la tenera età, a guadagnarsi da vivere con questo tipo di lavoro, per il quale erano considerati particolarmente adatti. Essendo infatti magri per la scarsa alimentazione e agili per la struttura minuta, venivano fatti calare con facilità dai tetti lungo gli stretti camini, per ripulirli da depositi e incrostazioni con una fatica che tra l’altro era scarsamente retribuita. A Vercelli adulti e bambini abitavano tutti insieme in una casa situata a fianco di Palazzo Centori e all’interno di un passaggio, che aveva preso dal loro mestiere il nome di “Vicolo degli spazzacamini”, l’attuale “Volto dei Centori” che collega con un percorso suggestivo Corso Libertà a via Emiliano Avogadro della Motta.
All’epoca era facile incontrare per le vie cittadine gli spazzacamini, ricoperti da uno strato nero di fuliggine, che si portavano appresso gli attrezzi indispensabili, costituiti per lo più da lunghe corde avvolte su se stesse, spazzole di vario tipo e alcuni sacchi. Infatti andavano sempre di strada in strada per trovare lavoro nelle case e avvertivano la gente che erano nelle vicinanze, ripetendo il grido tipico di: “Spazzacamino”.
A ideare una giornata di festa dedicata agli spazzacamini era stato il “Circolo Guala Bicchieri”, fondato nel 1892 con il patrocinio dell’Arcivescovo e sotto la direzione del maestro Geremia Piazzano. I promotori di questo gruppo cattolico, aperto ai sacerdoti e ai laici, miravano a un risveglio religioso che credevano fosse possibile ottenere attraverso le letture educative e i divertimenti, naturalmente solo quelli onesti e leciti, pur non trascurando le tradizionali opere di carità. Due anni dopo era stata istituita nel Circolo una “Sezione Giovani” e appunto quei giovani soci, che erano dotati di un talento naturale per la recitazione e per la musica, avevano dato vita a una compagnia teatrale e a un’orchestrina. Quindi la sede, che si trovava nella casa di via Antonio Borgogna n. 6, oltre a essere formata da alcune sale e da una biblioteca, comprendeva un teatrino, nel quale si accalcava abitualmente un folto pubblico, che pagava per l’uso delle sedie 20 centesimi, per i primi posti, e la metà, per i secondi.
Nel 1911 il Circolo era diretto da Graziano Fiore e da un consiglio, nel quale si segnalava la dinamica presenza dell’assistente ecclesiastico, il canonico Carlo Salamano, parroco di S. Agnese. Anche in quell’anno gli organizzatori avevano pensato per tempo alla Festa, voluta in modo tale da rispondere in pieno alle finalità dello statuto, per cui si erano impegnati a livello sia caritativo che spirituale e avevano assolto al compito di allestire una rappresentazione teatrale per un sano divertimento.
Così al mattino del 6 gennaio gli spazzacamini assistevano alla Messa nella Chiesa di S. Agnese, dopo essere stati preparati in modo adeguato, anche se in quell’ anno non si erano resi necessari approfondimenti specifici, perché non c’era nessuno tra loro che avrebbe fatto la Prima Comunione. Tutti passavano poi nel salone del Circolo dove veniva offerta un’abbondante colazione ai festeggiati, che erano di norma una quindicina o poco più. Nel tardo pomeriggio, dopo aver partecipato alle funzioni religiose del Rosario e della Benedizione nella stessa chiesa, si ritornava alla vicina sede, in quanto alle 17 aveva inizio per gli spazzacamini un pranzo abbondante, che era servito a tavola dagli stessi soci. A proposito della Festa erano sempre molti i benefattori, che donavano non solo denaro ma anche viveri, come facevano alcuni negozianti, i quali offrivano ad esempio caffè, latte, pane, salami crudi, riso, carne, frutta e vino, oltre a pacchetti di caramelle e una volta pure una scatola di bicciolani.
Puntuali alle 20,30 i festeggiati, che avevano i posti riservati in prima fila, erano nel teatrino dove si assiepavano molte persone, per assistere a ben quattro spettacoli, però di un solo atto ciascuno, interpretati dai giovani iscritti al Circolo. Il programma comprendeva infatti lo scherzo “Delagrange volerà?”, il bozzetto “La sera di Natale“, il monologo “Scioperante!” e la farsa “Un viaggio per salute”. La protagonista della serata, anche se in forme diverse, era la recente attualità, che andava dalle problematiche discusse dello sciopero alle feste appena trascorse, dalle disavventure di viaggi ben motivati alla curiosità divertita per i primi incerti e brevi tentativi di volo con un aereo a motore, fatti tre anni prima da Leon Delagrange in un tour nelle principali città italiane.
Alla fine dell’intrattenimento era previsto che gli spazzacamini ricevessero in regalo, un pacco di indumenti utili al ritorno alla vita quotidiana, come potevano essere abiti, camicie, cappelli o anche fazzoletti. E la stampa locale commentando la giornata, scriveva che gli spazzacamini si erano divertiti molto e che avrebbero ricordato a lungo quella festa dedicata a loro.