Il Girasole
Pianta tanto amata dai pittori come Van Gogh che ne dipinse una serie con la quale decorò la sua casa di Arles.
Originario del sud ovest degli Stati uniti dove gli archeologi hanno evidenziato la presenza sia di piante spontanee che coltivate. In alcune località dell’Arizona e del Nuovo Messico sono state trovate prove che fanno risalire le prime coltivazioni al 3000 a. C. E’ noto che già alcune tribù di Indiani d’America avevano riconosciuto il valore delle piante coltivate rispetto a quelle spontanee, perché le prime producono frutti più grossi. Poiché ne potevano fare molteplici usi, il girasole, presso gli Indiani, era considerato una pianta sacra. Era conosciuta anche dai Maya che ne cuocevano i semi per ricavarne una bevanda afrodisiaca, mentre gli Incas oltre ad apprezzarne il valore nutritivo dei frutti, sapevano ricavare fibre dalle foglie e dal fusto. L’utilizzo della pianta non impediva agli Incas di considerarla la personificazione del Dio Sole, e quindi simbolo di sovranità, e i loro sacerdoti avendo osservato che i fiori si disponevano in serie spirali le attribuirono poteri magici.
E’ stato Herando Pizarro a portare il girasole per la prima volta in Europa alla fine del 1500 dal Perù dove l’aveva scoperto, facendo omaggio, al suo ritorno in Spagna, di alcune sementi al re Filippo II. In prima battuta, come molte altre piante provenienti dall’Americhe, fu utilizzata come pianta ornamentale. La prima testimonianza in Europa del riconoscimento delle sue proprietà risale al 1716 quando in Inghilterra fu rilasciato un brevetto per l’estrazione dell’olio.
I frutti di colore grigio o bianchi striati di nero o marrone sono poveri di olio e vengono utilizzati come snack, i ”semi” più piccoli come becchime per uccelli o animali da cortile, i gusci come legna per caminetti, le parti verdi come foraggio. Una pianta, il girasole, che ha un utilizzo a tutto tondo come il suo fiore o meglio come i suoi fiori, perché presenta un’ infiorescenza a capolino costituita da una corona di fiori esterni sterili vivacemente colorati o di arancio o di giallo o di marrone. Questi fiori esterni possono erroneamente essere considerati petali e perciò sono chiamati anche “ fiori dei petali ” , mentre al loro interno si inseriscono fiori più piccoli fertili denominati fiori del disco e sono quelli che maturano e danno origine ad un achenio che comunemente ed in modo improprio è chiamato seme, ma in realtà, da un punto di vista botanico, è un frutto da cui si ricava l’olio. I fiori del disco presentano una disposizione a spirali orarie ed antiorarie e sono un bel esempio di sezione aurea in natura.
La caratteristica più nota di questa pianta erbacea che può raggiungere i 2 metri di altezza è l’eliotropismo cioè la capacità di seguire la luce durante il giorno, fenomeno che riguarda il bocciolo e le giovani foglie. Quando sopraggiunge la maturazione lo stelo dei fiori sbocciati si irrigidisce e la maggior parte dei fiori rimane rivolta verso est sud-est.
Per questa sua caratteristica di volgersi verso il sole i pittori barocchi identificarono nel girasole il fiore in cui Ovidio, nelle sue ” Metamorfosi “, racconta si sia trasformata la ninfa Clinzia straziata dal dolore per essere stata abbandonata da Apollo, dio del sole, dopo aver passato i suoi giorni a seguire con lo sguardo il percorso del carro del suo amato e per questo motivo il girasole ha assunto il significato di devozione.