Sotto il portico dell’agorà con i giovani di oggi

Nell’era della tecnologia e dell’informatica, cosa appassiona i giovani al greco e al latino?

«Il punto fondamentale è che queste culture sono molto vicine al nostro presente in monumenti, opere d’arte, lessico; d’altra parte hanno un punto di vista sulla vita e sull’uomo del tutto originale e distintivo: si sono poste il problema del rapporto tra politica e giustizia, tra realtà e senso di trascendenza, hanno colto la contraddizione tra la sofferenza del mondo e l’aspirazione personale a valori universali, cercando di trovare delle risposte; e ancora oggi sollecitano a interrogarsi senza fare sconti sulla bellezza e la durezza della vita umana». Questo il motivo per cui Omero, Eschilo, Virgilio vengono letti con curiosità “archeologica”. «Le religioni antiche – sottolinea Battezzato – sono state sconfitte e abbandonate come fossero senza valori, ma erano risposte fondamentali per lo stare al mondo. E l’idea dell’unità del genere umano, nata dalla filosofia greca e rafforzata dal confronto anche attraverso le guerre, porta alla convivenza tra organismi politici di religione, cultura, tradizioni diverse. Dobbiamo ripensarci. Se l’etica storica è diventata oggetto di studio nell’Accademia americana un motivo ci dev’essere…».

Soddisfazioni e difficoltà della vita universitaria?

«Tra le soddisfazioni certamente il rapporto diretto con gli studenti, la possibilità di cogliere i loro interessi, le loro aspirazioni, di rispondere a domande inaspettate sui testi che propongo. Quanto alle difficoltà … – si interrompe Battezzato con un attimo di esitazione – direi questo continuo cambiamento di normativa che ci costringe a modificare ogni anno il nome dei corsi: sembra che ogni volta venga soppresso ciò che esisteva prima, invece non è così e l’offerta formativa si mantiene sostanzialmente la stessa come il corpo docente. Anzi, ne escono entrambi rafforzati».

Come vede il radicamento dell’università a Vercelli?

«Solido. E la città si dimostra vivace, collaborativa, ricca di iniziative tra eventi musicali, culturali, mostre d’arte (tra cui la prestigiosa Guggenheim), ai quali noi partecipiamo e aggiungiamo i nostri: in novembre abbiamo organizzato ben quattro convegni internazionali di stampo letterario, linguistico, scientifico… Esiste una forte compenetrazione con il territorio secondo differenti modalità: incontri aperti a tutti e altri riservati agli specialisti o agli studenti. Si tratta di un impegno importante da mantenere e sviluppare. Particolarmente significativo anche il rapporto con le scuole, e non solo in vista dell’orientamento allo studio».

Aspettative?

«Di proseguire in questa direzione, perché il radicamento catalizza l’interesse anche da parte dei territori vicini. E non solo: quest’anno abbiamo quasi 400 ragazzi stranieri iscritti all’Upo, dottorandi e borsisti che arrivano dall’estero, così come alcuni dei nostri vanno a specializzarsi in altre parti d’Europa e Oltreoceano. Poco tempo fa ho incontrato uno dei miei studenti a un convegno in Gran Bretagna». Fruttuoso scambio di eccellenze autoctone o allogene coltivate da matricole. «Certo molto dipende dalle risorse economiche a disposizione… speriamo di poter continuare a investire in formazione».