Convegno “El autor. Estatus intelectual y social en el Siglo de Oro español”
Organizzato dalla Marcella Trambaioli, ricercatrice e ispanista al Dipartimento di studi umanistici, in collaborazione con i docenti Manfred Tietz e Gero Arnscheidt della Ruhr-Universität di Bochum (Germania) e con l’Istituto Cervantes di Milano, l’incontro si protrae sino a sabato 4 dicembre e riunisce studiosi autorevoli della cultura iberica rinascimentale e barocca.
La prima sessione dei lavori congressuali è stata inaugurata al Piccolo Studio di S. Andrea, alla presenza del preside di Facoltà, Carlo Brusa, del direttore del Dipartimento di studi umanistici, Ugo Perone, e di Gianni Vercellone, direttore del settore turismo, sport, cultura, tempo libero del Comune di Vercelli che ha portato il saluto dell’amministrazione locale. Durante gli interventi inaugurali è stata chiara l’intenzione di sottolineare la natura internazionale del convegno che riunisce a Vercelli decine di specialisti provenienti da tutta Europa; Perone, già delegato del rettore per i rapporti internazionali, ha rimarcato la necessità che questo scambio culturale, positivo sotto ogni angolatura lo si voglia interpretare, coinvolga il maggior numero sia di docenti sia di studenti.
Il Rinascimento spagnolo si contraddistinse come un periodo di grande slancio culturale, in linea con ciò che stava accadendo nell’Europa occidentale. Importante, anche in Spagna, fu la corrente dell’Umanesimo (“Humanismo”), che riportò l’uomo al centro del mondo, visto sempre, però, come ad immagine e somiglianza di Dio: il periodo non fu infatti laico.
Il primo interevento accademico è stato affidato a Manfred Tietz (Ruhr-Universität Bochum), docente di studi romanici, che ha introdotto al tema del conflitto tra due culture: quello teologico-clericale e quello letterario-artistico, nel Siglo de Oro. Questa difficile convivenza derivava dal fatto che nel medioevo la figura dell’autore era subordinata al significato dell’opera scritta, dipinta o interpretata. Dal XVI secolo in poi si tornò a una concezione più laica della questione dell’autore il quale, idealmente, si riappropriò della sua opera. Qualcosa di analogo accadde nell’iconografia cristiana del Rinascimento, quando le sembianze dei ritratti di Cristo si riavvicinarono progressivamente a quelle dell’uomo.
Jesús Maestro, docente di teoria della letteratura spagnola dell’Universidad de Vigo (Spagna), si è soffermato sul compito dell’autore di fronte al suo ruolo di erudito e di credente. Analogo argomento ha trattato Luciana Gentilli, docente di letteratura e cultura spagnola all’Università di Macerata, che ha ribadito la difficoltà autoriale tra l’essere e il dover essere, in un periodo in cui la religione esercitava un’influenza pesante sulle opere pubblicate. Esempi di tentativi di sfuggire a tale tipologia di censura ideologica furono la letteratura picaresca e, quasi per intero, l’opera di Miguel de Cervantes che nel 1605, nel suo Don Chisciotte, polemizzò con coloro i quali confondevano il giudizio umano con quello religioso.