Catullo poeta classico dell’amore
Si è chiuso in bellezza e con un pizzico di passione il ciclo di incontri 2011-2012 promosso dall’Associazione di cultura classica di Vercelli, in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale. La presidente del sodalizio, Maria Pia Magrassi, ha dato il bentornato a Gilberto Biondi, docente dell’Università di Padova, già relatore nel 2004 sulla poesia di Seneca. Questa volta l’attenzione si è focalizzata su “Catullo poeta classico dell’amore”, a partire al confronto tra il carme 31 di Saffo, tradotto nel carme 51 dedicato a Lesbia, per analizzare sentimenti ed emozioni espressi attraverso la corporeità di due sensibilità diverse, femminile e maschile, che avvincono anche il lettore di ogni tempo. In quel primo agone poetico la palma della lirica spetta a Saffo, ma Catullo recupera decisamente terreno raggiungendo l’acme nel carme 11, in cui professa la fine del suo amore consumato, tradito, ripreso, ferito per la donna “mostro” che abbraccia «i suoi amanti svuotandoli di vigore»; negli ultimi versi, con abilità stilistica rocambolesca, il poeta latino compie un triplo salto mortale, dopo essere affondato nella trivialità, per risalire in vetta, «creando – ha concluso Biondi con enfasi – il canto d’amore forse più bello dell’umanità». E il pubblico ha applaudito a lungo l’oratore per la piacevolezza del suo dire, l’intensità dei contenuti, la scelta dei brani, proposti dalla calda voce dell’attore vercellese Roberto Sbaratto.