Pranzo di Natale e i consigli di Pellegrino Artusi
Ai giorni nostri nei paesi ricchi, industrializzati dove si mangia sempre tutti i giorni non è più una necessità celebrare il giorno di festa con un pranzo rituale.
Nei secoli passati quando la differenza tra chi viveva in città e chi viveva in campagna, tra il signore e il contadino, tra il ricco e il povero passava anche dalla mensa, nel giorno della festa, come il Natale, c’era invece per tutti un esagerato consumo di cibo, in particolare di carne, che abbatteva provvisoriamente la differenza tra ricchi e poveri.
La carne è sempre stata in passato il cibo più desiderato soprattutto dai ceti meno abbienti che avevano una certa difficoltà ad appagare questo loro bisogno in contrapposizione ai benestanti che ne facevano un uso smodato.
A volte in certe regioni non bastava mangiarla, era necessario anche ostentare, far saper la quantità consumata così si dice che a Napoli nell’700 un ufficiale di polizia accompagnato da un trombettiere annunciava a crocicchi delle strade o nelle piazze della città quanti vitelli, buoi, maiali, agnelli, capretti si era fatto uso per Natale, ed ogni napoletano era contento al sentire quelle cifre perché anche lui aveva contribuito con il suo pranzo di Natale. Quei numeri di capponi, tacchini stavano ad indicare quanto tutti erano stati bravi, perché tutti avevano mangiato molto, in fondo era un modo simbolico di esorcizzare la fame.
Il Natale era la festa in cui l’esagerazione di vivande, in particolare la carne, era l’occasione, come in un rito, di propiziarsi l’abbondanza di cibo per tutto l’anno e quindi se il giorno di Natale era di venerdì giorno di astinenza dalla carne e di moderazione nel consumo di cibo era la festa che prevaricava sul giorno di penitenza. Natale, la nascita di Gesù Bambino, non poteva non essere festeggiato con un adeguato banchetto.
In chiusura il menù di Natale che l’ Artusi consiglia nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” a cui hanno attinto ispirazione e suggerimenti tanti grandi cuochi:
Cappelletti all’uso di Romagna (minestra in brodo); Crostini di fegatini di pollo (principii); Cappone, con uno Sformato di riso verde; (lesso); Pasticcio di lepre (rifreddo); Gallina di Faraone, e uccelli (arrosto); Panforte di Siena – Pane certosino di Bologna – Gelato di mandorle tostate (dolci). Per Capodanno Pellegrino Artusi consigliava: Composto dei cappelletti di Romagna senza sfoglia (minestra in brodo); Cotolette imbottite (fritto); Bue alla brace con carote o Cotolette con tartufi (umido); Anatra domestica e Piccioni (arrosto) con insalata ; Gateau à la noisette – Dolce Torino (dolci) e … Buon Appettito