Birra: antica come il pane
La storia della birra viaggia parallela a quella del pane, inventato l’uno scoperta l’altra perché le materie prime sono le stesse: i cereali (orzo e grano o meglio farro), differisce l’ambiente di fermentazione umido per la birra. La culla d’origine di questa bevanda è stato probabilmente il mediterraneo con certezza in Mesopotamia ed in Egitto se ne faceva molto uso non solo personale, ma anche rituale. La prima figura di mastrobirraio è nata proprio in Mesopotamia e poteva fare come dicono i documenti ben 19 tipi di birra a seconda del cereale impiegato (orzo, farro o una miscela dei due), del quantitativo usato, delle erbe aromatiche utilizzate, solitamente salvia e rosmarino, e del miele aggiunto. Dai “Codici hammurabici” sappiamo che in Mesopotamia la produzione della birra era sotto stretto controllo dello Stato e non solo quella ufficiale prodotta nelle cantine reali, ma anche quella fatta nelle case dei contadini. Nelle tavolette dei “Codici” si leggono descrizioni molto dettagliate sul procedimento di lavorazione che nei suoi punti essenziali è ancora oggi valido, inoltre dalla contabilità trascritta nei codici si sa che una parte della retribuzione ai lavoratori veniva corrisposta in birra.
Molte le leggende che sottolineano il grande consumo da parte dei re di questa “bevanda che faceva veder chiaro” come veniva chiamata dai sumeri (ser-bar-bi-sag-) e non solo le tavolette ci raccontano del suo commercio, delle donazioni ai luoghi di culto per onorare gli dei, ma anche il ritrovamento di anfore da birra e di vasi istoriati con scene della sua produzione ci testimoniano l’uso costante di questa bevanda in Mesopotamia.
Gli antichi Egizi facevano largo uso di birra a qualunque età, la somministravano a bassa gradazione mescolata ad acqua, miele e farina d’orzo ai neonati quando le mamme non avevano latte, era considerata un alimento, una medicina, oltre ad avere una valenza mistica. Vi era una vera e propria industria della birra non controllata dallo stato e gli stessi faraoni erano proprietari di alcune fabbriche. Si hanno notizie certe solo su tre tipi di birra la zythum, birra chiara, la curmy, birra più scura e la sà birra ad alta gradazione e riservata ai faraoni e per le cerimonie religiose. Moltissimi i reperti archeologici che ci illustrano e raccontano delle usanze e del rapporto che gli egizi avevano con questa bevanda dai vasi da birra ai papiri, alla riproduzione di un interno di una fabbrica di birra con i lavoratori alle varie fasi della produzione.
Birra e vino erano in competizione sull’isola di Creta dove venivano prodotti entrambi di ottima qualità. “Bruton” era chiamata la birra prodotta artigianalmente, generalmente dalle donne, nelle case cretesi contadine o patrizie.
Per contro greci e romani, preferendo di gran lunga il vino, non producevano birra la importavano, i greci dai mercanti fenici, i romani dalle terre conquistate divenute loro province dove invece l’uso di questa bevanda era molto diffuso. In Grecia la si consumava durante i giochi olimpici poiché era vietato bere vino o nei riti sacri alla dea Demetra, a Roma il consumo era limitato ad alcuni affezionati sostenitori e aveva anche un impiego nella cosmesi.
“Barbaro vino d’orzo” dal sapore sgradevole, così lo storico Tacito definisce la birra abbondantemente bevuta dai Celti e dai Germani le popolazioni artefici della diffusione di questa bevanda nel Nord Europa, certo quelle egiziane erano migliori, comunque erano birre diverse da quelle che oggi noi conosciamo perché dolci e soprattutto più dense tanto da potersi definire “pane liquido”.
Il medioevo è il momento di svolta per questa bevanda quando un monaco (nelle abbazie si esperimerimentava molto per ottenere nuovi prodotti, nuovi sapori) o un contadino aggiunse il luppolo alla sua produzione ottenendo una birra molto simile a quelle che si consumano oggi. La presenza del luppolo permetteva alla birra di schiarirsi, di decantarsi, di diventare più liquida e quindi più bevanda che cibo rispetto al passato, inoltre il luppolo o più esattamente le infiorescenze femminili conferivano un sapore amaro che contrastava il dolce prodotto dagli zuccheri dei cereali e permetteva una migliore conservazione. Così non venivano più impiegati gli antichi aromi rosmarino, ginepro, resine, verbena….., praticamente nasceva una nuova bevanda per la quale si coniarono nuovi nomi bier bière, beer, birra abbandonando la denominazione gallico latina cervisia, cervogia con cui veniva citata nei testi del primo medioevo.