Zuccarello e Castelvecchio di Rocca Barbena (Liguria di Ponente)
Zuccarello
Una delle profonde ed incise valli dell’entroterra di Albenga è la Val Neva conosciuta nel medioevo come Valle di Coèdano e a quei tempi rappresentava un importante via di collegamento con il Piemonte occidentale ed era in parte attraversata dalla “Via del Sale”. Essere una terra di passaggio come la Val Neva per le abitazioni sparse per la valle significava essere soggette a molti pericoli quindi il concentrasi in un paese fortificato e difeso da un “Signore” anche se comportava obblighi gravosi era la soluzione al problema. Zuccarello fu fondato con questo intendimento, come si legge nel suo atto di nascita del 4 aprile del 1248, da un lato i Marchesi di Clavesana, nel perseguire una politica espansionistica dal Piemonte alla costa ligure di Ponente, assicuravano protezione e difesa agli abitanti della valle e questi ultimi si impegnavano a costruire il borgo che fu realizzato in 12 mesi e divenne il capoluogo della Val Neva e i suoi statuti, redatti nel 1281, dopo quelli di Sanremo ed Apricale, sono i più antichi del Ponente Ligure.
Ai Clavesana, che governano per circa un secolo, subentrano i Del Carretto di Finale, perché Caterina di Clavesana andando in sposa ad Enrico II Del Carretto porta in dote i feudi della Val Neva sotto la giurisdizione del suo casato. I Del Carretto avevano un importante peso politico nella Liguria di Ponente ed infatti quell’Ilaria Del Carretto, resa famosa nel mondo da Jacopo della Quercia che ne ha scolpito il monumento funebre, conservato nel Duomo di Lucca, una delle opere più significative della scultura italiana, era nata a Zuccarello nel 1379. Chiesta in sposa da Paolo Guinigi, signore di Lucca su consiglio del duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, Ilaria lascia Zuccarello nel 1403 per Lucca dove muore nel dare alla luce la secondogenita, Ilaria minor, nel 1405.
Nel XVI secolo gradatamente i feudi della Val Neva del marchesato dei Del Carretto entrano a far parte dei territori della Repubblica di Genova e di conseguenza nel secolo successivo sono coinvolti nei diversi conflitti tra Genova e i Duchi di Savoia e in particolare Zuccarello è la protagonista, nel 1625, della cosiddetta “guerra di Zuccarello” o “guerra del sale”.
Zuccarello ancora oggi conserva integro il suo aspetto di borgo medioevale con un impianto urbanistico particolare una strada centrale, la principale e ai lati numerosi carrugi. La strada centrale, fiancheggiata su entrambi i lati da portici bassi con arcate e pilastri irregolari che ricordano architetture simili del basso Piemonte, decorre da nord a sud collegando le due porte affiancate ciascuna da una torre, al centro la parrocchiale di S. Bartolomeo con un pregevole campanile romanico. Tutto il borgo era protetto e racchiuso da mura, di cui oggi si hanno solo delle tracce, che da un lato seguivano il corso del torrente Neva, attraversato da un ponte medioevale a schiena d’asino uno dei meglio conservati di questi territori, e dall’altro correvano contro la collina in cima alla quale si trovano i ruderi del Castello che incombeva su Zuccarello.
Castelvecchio di Rocca Barbena
A nord Zuccarello è guardato a vista da Castelvecchio di Rocca Barbena un piccolo borgo a quota 415 m s.l.m. dominato dal castello posto su uno sperone di roccia. Anche Castelvecchio ha conservato intatta la sua fisionomia di antico borgo medioevale disposto a cono attorno alle possenti mura del castello. Un dedalo di stretti carrugi e massicce case in pietra che dimostrano la loro natura difensiva, collegate da archetti, si abbarbicano verso il castello-fortezza fondato dai marchesi di Clavesana.
Castelvecchio di Rocca Barbena risale al XI secolo ed è il primo borgo della Val Neva, ma perde di importanza con la fondazione di Zuccarello e d’allora le loro storie si intrecciano, infatti anche Castelvecchio dai marchesi di Clavesana passa ai Del Carretto e nel 1600 il castello-fortezza fu teatro di aspre contese durante le guerre tra Genova e i Savoia in particolare nell’estate del 1672 fu protagonista di un assedio da parte dei soldati genovesi per espugnare le milizie piemontesi che vi si erano asserragliate e che si dovettero arrendere pare per sete.
Entrambi i borghi ricordano la loro storia con celebrazioni rievocative, ma non dimenticano anche gli antichi sapori, gli aromi del loro antico vivere quotidiano riproponendoli a chi visita questi luoghi suggestivi.