La Strenna a Gesù Bambino
Per far conoscere meglio ai lettori la Strenna, la “Metropoli Eusebiana” nella primavera del 1880 pubblicava il resoconto dell’anno precedente compilato dallo stesso don Belloni, nel quale il fondatore dell’ Orfanotrofio di Betlemme descriveva le iniziative da lui realizzate sin dal 1863. Infatti nel suo sistema educativo aveva un particolare risalto il fatto che a Betlemme aveva aperto le scuole elementari, la scuola serale e un patronato, una sorta di oratorio festivo aperto anche agli alunni esterni, compresi quelli non cattolici. In particolare, dopo aver frequentato le elementari, i ragazzi che avevano mostrato di essere dotati di buone capacità e di poter affrontare studi impegnativi erano destinati a frequentare le scuole superiori all’esterno dell’Orfanotrofio e negli indirizzi più adatti. Invece tutti gli altri giovani proseguivano nella scuola superiore di Betlemme, finalizzata alla formazione di artigiani, nella quale erano organizzati corsi di apprendistato per falegnami, calzolai, sarti e altri lavori utili per un lavoro futuro.
In particolare don Belloni aveva voluto ben presto che fosse impiantato un forno, per aiutare un giovane panettiere in difficoltà e per dare ai ragazzi il modo di imparare bene questo mestiere. Così aveva dato la possibilità che si formassero già concreti posti di lavoro, nell’intento di produrre una quantità di pane tale che non si limitasse a quella necessaria per l’Orfanotrofio ma che potese servire anche per la distribuzione gratuita ai poveri.
Inoltre gli allievi, durante il tempo libero dalla scuola e specialmente nei giorni festivi, si dedicavano alla ginnastica e anche alla musica, preparandosi in quest’ultimo caso per poter far parte di una banda. Infatti nel 1876 don Belloni aveva fatto in modo che fosse attivata una banda, suggeritagli dal desiderio di offrire a un maestro di musica disoccupato, che si era rivolto a lui, la possibilità di lavorare per alcune ore alla settimana.
L’azione di don Belloni si era estesa ad altri centri e territori, con gli aiuti provenienti dalla Strenna e con le offerte di chi visitava quanto aveva già realizzato a Betlemme, come era successo nel caso del marchese di Bute, che consentiva di entrare in possesso di un’area di ben 2000 ettari a Beit Gemal. A Beit Gemal, dove era già stato avviato l’Orfanotrofio agricolo e nel 1878 era stata aperta la Scuola agricola di S. Giuseppe. Al centro di una vastissima area, nella quale erano stati riaperti pozzi antichi, era iniziata la messa a coltura delle varie zone che la componevano. Aveva gradualmente impiantato nuovi olivi, viti, alberi da frutta e formato vivai di eucalipti, che riteneva particolarmente adatti, oltre a far seminare diversi tipi di cereali. Infatti don Belloni era convinto che la sua Opera avrebbe raggiunto l’autosufficienza e sarebbe diventata prospera, come sarebbe avvenuto per tutta la Palestina, grazie allo sviluppo dell’agricoltura. A Crémisan, dove era entrato in possesso di una casa e di un grande vigneto,si formavano coloro che sarebbero stati gli esperti viticoltori. I progetti del missionario riguardavano Nazareth, dove acquistava un terreno, e Gerusalemme dove aveva avviato un oratorio festivo, che però nel 1881 veniva affidato ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Nel 1887, durante un altro dei suoi soggiorni in Italia, don Belloni incontrava per la seconda volta don Bosco e gli rinnovava la richiesta di sostenere e continuare dopo la sua morte tutto quello che aveva realizzato in Palestina con un’impostazione molto vicina allo spirito salesiano. Solo tre anni dopo però aveva luogo la fusione e nel 1891 il primo nucleo di Salesiani era arrivato a Betlemme; lo stesso don Belloni era entrato a far parte di quell’ordine religioso, con alcuni dei suoi collaboratori,e aveva conservato la direzione dell’Orfanotrofio.
Nel frattempo nell’Arcidiocesi di Vercelli la raccolta di fondi per la Strenna proseguiva ad opera del cappellano dell’Ospedale e del canonico Vicario, il quale alla fine del 1884 aveva ceduto l’incarico di responsabile per l’Italia a don Giuseppe Casalegno, Rettore della Chiesa della SS. Trinità di Torino, per ritornare al compito precedente pochi anni dopo. Nel 1892 il canonico, dopo aver inviato a molti una circolare e delle schede “in cerca di fortuna”, chiedeva quel sostegno, che aveva sempre ottenuto dalla “Metropoli eusebiana”, al nuovo periodico cattolico “Il Vessillo di S. Eusebio”, al quale indirizzava alcune brevi ma vivaci lettere.
Vicario, il teologo e professore dei giovani seminaristi, capace di affrontare con successo i dibattiti per la profondità della sua preparazione, si rivolgeva direttamente ai lettori e alle lettrici, ricorrendo alla freschezza del linguaggio parlato e ai proverbi popolari. In questo modo evitava la pesantezza dei moralismi e le lungaggini dei discorsi ed era così convincente da raccogliere sempre la somma prefissata, con il sostegno del Vessillo, che confidava ai lettori: “Il direttore della Strenna fa così bene la parte sua che non occorre aggiungere parola: ascoltatelo e farete un’opera santa”.
Nel 1894 il canonico Vicario, che da poco era stato nominato ancora una volta Direttore della Strenna per l’Italia, doveva lasciare Vercelli, in quanto era stato consacrato vescovo di Saluzzo e abbandonare quindi tra l’altro l’incarico per quanto riguardava l’Arcidiocesi. A lui subentrava con l’approvazione dell’arcivescovo cittadino il canonico Ferrero, che proseguiva la sua opera con grande impegno.
Educazione, pane e vino nella terra di Gesù continuano l’attività del canonico Belloni ancora oggi, dopo la sua morte avvenuta nel 1903, perchè non sopravvive solo il suo ricordo come Abuliatama, padre degli orfani o come.il “Don Bosco della Terra Santa”, secondo la definizione data da don Michele Rua, il successore di Don Bosco. Lo spirito e l’opera sono ancora vivi e con il volto della modernità, infatti partecipa alla pari con i vini di riconosciuta fama internazionale al Vinitaly di Verona con il Cremisan ottenuto con il lavoro dei Salesiani e dei Volontari per lo sviluppo internazionale. Il forno ha lavorato a pieno ritmo, moltiplicando il pane per tutti gli abitanti di Betlemme nel 2002, messi a dura prova dalla seconda Intifada. Infatti dalla piccola casa affittata da don Belloni centocinquant’anni fa si è giunti oggi all’Opera Salesiana “Gesù Bambino” di Betlemme, che comprende il forno, la panetteria, una Scuola tecnica con i Corsi di Formazione Professionale, l’Oratorio e il Centro Giovanile, l’Associazione Maria Ausiliatrice, gli Scouts, la Banda, il centro artistico e il Museo dei Presepi.