C’era una volta

In un boschetto di Trivero, viveva una farfalla di nome Fifì, era bellissima, aveva ali colorate rosse, gialle, blu con dei puntini bianchi che di lontano con il riflesso del sole sembravano d’oro.

Una mattina Fifì si svegliò che era Primavera, l’aria era tiepida, il cielo di un azzurro chiarissimo, i prati erano ormai verdi ricamati già da tantissimi fiori variopinti dai tenui colori e profumi delicati. Fifì guardandosi attorno decise di non abitare più nei boschi di Trivero, ma salire verso la montagna di Caulera. Più saliva e più rimaneva incantata dei fiori dai colori vivi che vedeva ai bordi della strada e pensava fra sé: “Quanti rododendri, che paradiso di fiori, che arietta salutare, qui starò bene anche in estate!”. Saliva e saliva guardandosi attorno e divenne distratta, non seguì più la via dei rododendri, ma la strada principale, dove passavano le macchine. Qualcosa la urtò, sentì una sferzata in pieno viso, le sue ali che si chiudevano, perse l’equilibrio e giù con un tonfo, sbilanciandosi cadde per fortuna sopra il muretto al bordo della strada e svenne.

Si svegliò molte ore più tardi tutta indolenzita, pian piano riprovò a volare, riusciva ancora, però capì che le sue ali erano rimaste danneggiate, si ritenne malgrado tutto fortunata di essere ancora capace di volare seppure un po’ impacciata, le scesero le lacrime agli occhi pensando di aver perso la sua bellezza, volava come ubriaca e senza accorgersene si ritrovò su una tela di quadro dove, in un angolo della montagna, un pittore con le sue agili mani faceva scorrere il pennello e disegnava la montagna con la sua chiesetta alpina adornata di rododendri in fiore.

Fifì disse al pittore: “ è bello il tuo quadro, ma manco io!” Il pittore rispose: “ si, è vero, vuoi tu allora posare per me? Però devi stare molto ferma”.

Fifì capì ed ubbidì, cercava persino di respirare molto piano cosicchè le sue ali spiegazzate rimanessero ferme.

Quando il pittore terminò di ritrarla, Fifì si guardò nel quadro ed esclamò: “come sono ancora bella!!” non sapendo che il pittore era stato pietoso con lei e non aveva ritratto le pieghe delle sue ali.

Fifì disse: “Grazie pittore, ora sono tanto felice perchè mi vedo ancora bella e quando dovrò morire vivrò per sempre nel tuo quadro”.

Fuggì poi via, volando lentamente di fiore in fiore, pensando di essere ormai eterna nei colori di un pittore che l’aveva ritratta ancora bellissima per farla rivivere in un quadro di Primavera e la sua magnifica montagna di Caulera.

Barberis Negra Elidia